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2005-06-11

Comunicato di Stefano Del Moro e dichiarazione al GIP

Dichiarazione spontanea al gip

In merito alle accuse che vengono mosse nei miei confronti non ho nulla da riferire in mia discolpa. In quanto ritengo che l’ordinanza di custodia cautelare non sia altro che un vergognoso insieme di forzate supposizioni e che l’unico motivo per cui mi ritrovo ad essere prigioniero è il mio mai negato ideale anarchico e l’attività di sostegno economico e di corrispondenza epistolare con i detenuti anarchici e non solo, sempre avvenuto alla luce del sole e che mai rinnegherò. Tra le nefandezze riportate nell’ordinanza vorrei ad esempio far notare come si descriva come gruppo d’azione dei sorianesi l’insieme di individui legati da vincoli di parentela: io, mio fratello, la mia compagna; il Santini che conosco da quando ho 8 anni e il Ferruzzi compagno di scuola di mio fratello sin dalla prima elementare. Nello specifico le considerazioni a pag. 67 dell’o.c.c. sono faziose o quantomeno inesatte perché nel colloquio intercettato non si parla di nessun gruppo e il ‘’loro’’ evidenziato, tornando a pag. 65 si nota che nel discorso è utilizzato come pronome plurale riferito agli arrestati nati o comunque cresciuti a Soriano e lo Stefani che nessuno di noi conosce. Di seguito a pag. 67 viene riportata un’altra forzatura illogica del discorso in quanto la considerazione che a Del Moro Simone, Santini, Ferruzzi, Stefani viene contestato la partecipazione all’associazione sovversiva denominata Fai imputandogli attentati mai rivendicati dalla Fai (questa è già una forzatura ma riguarda un’altra indagine); il fato che io faccia queste considerazioni non è altro che una constatazione della realtà. Non attribuisco la responsabilità degli attentati a nessun altro gruppo, tantomeno al nostro come dice l’ordinanza perché non esiste nessun gruppo sorianese, viterbese o qualsiasi altro a cui appartengo.
Sempre a pag. 67 si parla della pianificazione di una strategia consistente in attività di solidarietà e manifestazioni di piazza, non credo sia illegale organizzare concerti per raccogliere fondi per sostenere i prigionieri o organizzare manifestazioni di controinformazione e di solidarietà. In oltre la mia abitazione viene considerata un covo o comunque un ‘’vero luogo di ritrovo dei principali esponenti del gruppo qui preso in esame’’ (da pag. 68). Vorrei far notare che io, mio fratello e la mia compagna abitiamo in quel casale dal 2001 e anche il Santini vi è stato ospitato temporaneamente per qualche mese, lo Stefani, non conoscendolo, non c’è mai passato. Per il resto sono stati fatti molti pranzi e molte cene e quindi c’è passata molta gente per il mio casale e non tutta anarchica.
Nella mia interpretazione, anche se conta poco, un covo è un luogo nascosto che si utilizza solo per tramare o occultare qualcosa. In casa mia non è mai stato occultato nulla che poteva essere utilizzato per fabbricare ordigni o cose simili come risulta dalle molte perquisizioni che vi sono state effettuate. Andando ora a pag. 76 vengono qui riportate le indagini sul timer che sono addirittura più del resto dell’ordinanza assurde e faziose. Conosco il Brizzi, ma non è riportata alcuna data riguardo a quando avremmo lavorato insieme: dato che se non ricordo male è stato prima del 200; ne dove. In più è falso che io mi sia presentato da lui chiedendogli di essere assunto e comunque anche li non c’è data e io dal 2000 in poi ho lavorato con una cooperativa che si occupa di animazione per i bambini e gli adolescenti fino alla scorsa estate. Tutte queste considerazioni sempre rimanendo nel ragionamento illogico che conoscendolo avrei potuto recuperare quel timer simile quello usato per l’ordigno al tribunale e conservarlo fino al 2004 per metterlo a disposizione di altri dato che nella stessa ordinanza si esclude la mia partecipazione a qualsiasi attentato.
Fatte tutte queste considerazioni non posso far meno che ritenermi un perseguitato politico: avete arrestato mio fratello dieci mesi fa e non mi avete mai permesso di incontrarlo per un colloquio ed ora arrestate me e la mia compagna solamente perché siamo anarchici. Se ho scelto di non avvalermi della facoltà di non rispondere è perché trovo assolutamente faziose le motivazioni che mi hanno portato all’arresto e non posso rimanere zitto anche perché nelle vostre intenzioni non c’è la ricerca di colpevoli, intendendo la colpa e la giustizia dal vostro punto di vista dato che il mio è ben diverso, ma piuttosto il tentativo di zittire chi si pone apertamente contro il sistema capitalistico e l’autorità in genere. Gli anarchici non hanno paura della galera semplicemente la disprezzano e riconoscono in essa uno dei mezzi con cui gli sfruttatori dominano gli sfruttati.

DALLA GABBIA CHIAMATA REGINA COELI

Ho deciso di rilasciare una dichiarazione spontanea al gip perché dopo aver letto le 117 pagine di stronzate dell’ordinanza non potendo stare zitto, non l’ho di certo fatto per migliorare la mia posizione da indagato, non mi sono discolpato di nulla e non ho preso le distanze da nessuno. Ho solo rivendicato il mio essere anarchico e l’impegno nel sostegno dei prigionieri che in sostanza sono le accuse fondamentali nei miei confronti, dato che sono imputato solo di aver partecipato (nel senso che ero al corrente di ciò che accadeva) all’associazione sovversiva e non di aver materialmente eseguito nessun attentato. Ho contestato alcune delle geniali e contorte ipotesi sviluppate da digos e ros. Mi sono tolto lo sfizio di dire in faccia a quella carogna di Muntoni ciò che penso in merito all’inchiesta e di sicuro non mi è mai passato per la testa di fare appello ai principi garantisti della giurisprudenza, ma anzi ho tenuto a sottolineare che il concetto di colpa e giustizia che sostiene il dominio non mi appartiene. Non sono assolutamente una vittima della repressione, sono solo uno dei tanti e delle tante che apertamente hanno sempre dimostrato la loro ostilità al sistema capitalistico e all’autorità e quindi un, seppur minimo, fastidio da eliminare o comunque un facile bersaglio da colpire nel momento in cui lo stato ha bisogno di mostrare il suo potere. Non mi spaventa il carcere ma credo di essere molto più utile fuori da queste putride celle piuttosto che dentro quindi è per questo che ho affidato la mia difesa ad un avvocato ma di sicuro non scenderò mai a patti con quelli che ritengo i miei nemici per ottenere miseri vantaggi.

Se prima ero incazzato ora sono furioso.

Un abbraccio ribelle. A presto.

Con fierezza
Stefano