Proposta per una due giorni internazionale contro la repressione
Lo Stato coloniale italiano punta ad essere l'apripista della repressione, in un contesto in cui gli Stati imperialisti occidentali stanno affilando le loro armi.
Il Potere deve, in qualche modo, giustificare la repressione contro chi decide di esprimere il proprio dissenso in maniera radicale, al di fuori del contesto istituzionale; in completa sinergia, infatti, gli Stati europei hanno dato vita alle liste nere del terrorismo e al mandato di cattura europeo; insomma vecchie e nuove armi aggiustate ed affilate ad hoc. Per questo nello Stato italiano è in corso una propaganda che genera sempre nuovi nemici, nemici esterni (terrorismo internazionale) ed interni (comunisti, indipendentisti e, in questo momento, soprattutto anarchici). E' all'interno di questo clima che si è sviluppata la manovra repressiva del boia Beppe Pisanu, il quale, con la collaborazione di alcuni magistrati compiacenti, ha dato vita a diverse operazioni volte ad eliminare il dissenso radicale e non istituzionale, specchio di quella realtà sociale repressa ma non del tutto pacificata.
Alla propaganda seguono i fatti: in ogni procura italiana c'è almeno un ufficio che si occupa di spiare, perquisire, arrestare gli oppositori radicali. Basti pensare che, nel corso di un'unica operazione repressiva, suddivisa formalmente in diversi procedimenti e giustificata da un'accurata regia mediatica, lo scorso maggio sono state arrestate 22 persone per associazione sovversiva (di cui molte ancora in carcere, che vanno ad aggiungersi ai compagni arrestati più di un anno fa nell'ambito del medesimo procedimento) e diverse centinaia sono state le persone indagate e perquisite. Pisa, Roma, Lecce, Cagliari, Viterbo, Bologna, qui le rispettive procure hanno dato il via ad accuse, i cui unici indizi consistono in intercettazioni, in parte inventate, decontestualizzate, reinterpretate per far meglio quadrare il loro teorema; i rapporti tra compagne/i, la solidarietà alle/ai prigioniere/i divengono crimini; le piazze dove ci si incontra mutano in loschi covi; le intercettazioni si modificano in frasi in codice e i lavori di documentazione nascondono nature "criminose". E' un processo alle idee che si alimenta con o senza fatti specifici, dove anche la propaganda e il pensiero espressi pubblicamente sono condannabili, dalle scritte sui muri, alla chiusura con un decreto fascista di un centro di documentazione dove si riuniscono individualità anarchiche, comuniste e indipendentiste. Lo Stato vorrebbe relegare l'opposizione solo alla facciata istituzionale e formale e per chi ripudia qualsiasi connivenza o concertazione con il potere si riduce lo spazio di agibilità a suon di 270 bis (associazione sovversiva con finalità di terrorismo), che si cerca di applicare alle cosiddette "associazioni informali". E' un contesto nel quale, da una parte, si notifica il 270 bis a chi viola la legge anti-sciopero e, dall'altra, si elargiscono con disinvoltura anni e anni di galera ed ergastoli (vedi processo BR) a chiunque rivendichi o non prenda le distanze dall'azione diretta, così la repressione colpisce gli oppositori e diventa monito per chiunque voglia ribellarsi.
Repressione che anche in Sardegna abbiamo sperimentato (sette arresti e circa 50 perquisizioni), con un'operazione nella quale il PM De Angelis ha concretizzato i diktat del ministro Pisanu, espressi nelle sue ultime ossessive relazioni alla camera dei deputati, che individuavano la nostra (e non la sua) isola come precorritrice di strategie eversive. Il 30 novembre, a Roma, avrà inizio la prima appendice processuale di questa lunga stagione repressiva. Le nostre compagne e i nostri compagni saranno processati in base all'articolo 270 bis, che prevede pene da 7 a 15 anni. Ciò che accade oggi all'interno dei confini dello Stato italiano è il manifestarsi di una tendenza in atto da qualche tempo in tutte le democrazie.
Per questo sentiamo la necessità di fare un appello internazionale attraverso la proposta di due giorni di mobilitazione in contemporanea il 25 e il 26 novembre, che possa essere momento informativo e occasione per manifestare attiva solidarietà a tutte/i coloro che subiscono o reagiscono alla repressione.
Riteniamo indispensabile rispondere a quest'attacco che ci riguarda tutte/i come rivoluzionari/e.
Di fronte allo Stato e ai suoi apparati ci dichiariamo né colpevoli, né innocenti.
Esprimiamo la nostra piena solidarietà a chiunque attacchi questo sistema con ogni mezzo necessario, rifiutando la logica di chi vorrebbe dividerci in "buoni" e "cattivi".
Ribadiamo il nostro voler sovvertire questo sistema, come tutti quelli fondati sul privilegio, sull'oppressione e la coercizione.
Alle compagne prigioniere e ai compagni prigionieri tutta la nostra solidarietà e rabbia.
Assemblea kontras a s'Istadu e sa repressioni
Liberamente adunata nelle scalette della città di Cagliari.
Per contatti:
kontrasasistadu@hotmail.it